Lisbona in 24 ore
Le tappe che
trovate di seguito fanno riferimento a 24 ore (o forse più) vissute intensamente
a Lisbona nei primi giorni dell’anno.
Come nel
celebre Cubo di Rubik potrete mettervi in gioco, cibandovi delle nostre parole,
al fine di risolvere il rompicapo e trovare la combinazione tra: pranzo, cena,
colazione, caffè e digestivo, che risulterà più incline ai vostri palati! LA CENA
È un giovane celebrity chef che nel suo palmares vanta esperienze, tra le tante, nelle cucine di Ferran Adrià (El Bulli a Roses in Costa Brava) ed Eric Frechon (Bristol Hotel di Parigi).
Lo incontriamo per la prima volta nella nostra camera d’albergo…facendo zapping sulla tv locale, mentre, nell’ambito di un programma televisivo, è alle prese con una delle innumerevoli versioni del famoso baccalà (bacalhau in portoghese).
Le informazioni che reperiamo su di lui ci raccontano che dopo varie stagioni in cucine cittadine e non, dal 2011 si è dedicato a due progetti sotto il segno di Avillez: Cantinho do Avillez, ristorante che propone una cucina semplice, sebbene ricercata, e Belcanto (premiato con una stella Michelin nel 2012) che offre invece, in un ambiente raffinato, una cucina di più alto livello.
Incuriositi decidiamo di visitare per cena il ristorante Cantinho do Avillez.
Il locale lavora prevalentemente su due turni (20.00-22.30) per cercare di soddisfare i numerosi clienti che vogliono provare la cucina del nostro José.
L’arredamento è semplicemente ricercato: uno stile informale, con oggetti di modernariato per un risto-bistrot come se ne vedono ultimamente parecchi in giro per l’Europa.
Il menù, che propone piatti della tradizione rivisitati, si compone di macro sezioni quali Petiscos e Pequennas Entradas, Pratos Principais e Sobremesas.
Per “entrare”, appunto, optiamo per l’Atum de conserva caseira com maionese de gengibre e lima e il Queijo Nisa no forno com presunto e mel de rosmaninho.
Come potete ben vedere, la moda imperante di voler descrivere i piatti fino nel dettaglio ha raggiunto anche l’estremità occidentale della nostra Europa. E noi non vi risparmieremo la tendenza.
Come piatto principale, volendo giocare tra passato e futuro, decidiamo per l’Hambúrguer de Barrosã DOP com cebola caramelizada e foie gras e la Lascas de bacalhau, migas soltas, ovo BT e azeitonas explosivas: non convince l’hamburger (€17,15) dove, del citato foie gras, non vi è traccia; risulta invece più convincente il bacalhau (€17,25), piatto tradizionalissimo, arricchito con una pioggia di olive e presentato direttamente nel suo tegame.
A ciò si aggiunge il dolce di Leite-creme de laranja e baunilha e una bottiglia di rosso (syrah in purezza) etichettata dal nostro giovane chef.
Antipasti e dolce sono nella norma per una spesa complessiva di €70 in due.
Questo il risultato per i nostri palati e per le nostre tasche.
La domanda, a fine cena, ci sorge spontanea: sarà solo moda?
La risposta la lasciamo a voi, cari lettori, nell’attesa che andiate a farvi la vostra opinione.
Cantinho do Avillez
Rua Duques de Bragança, 7.
Lisbona (www.cantinhodoavillez.pt)
IL CAFFÈ
La sensazione che ci trasmette è quella di una caffetteria molto turistica; ma che vale la pena visitare per apprezzare le belle decorazioni, in stile art decò, che ci sono all’interno e che sicuramente catturano l’attenzione degli avventori.
La nostra modest proposal è quella di andarci, evitando accuratamente giorni di festa e week-end, sedersi ad uno dei tavoli vicino al bancone, ordinare una bica, odorarne l’aroma, sorseggiarlo e infine chiudere gli occhi per qualche minuto, per farsi cullare dai suoni e dalle voci distanti, che forse, in lontananza, è ancora possibile udire.
Café a Brasileira
Rua Garrett, 120
Lisbona
Oltre 50 gradini in salita ripida, per giungere alla
birreria più antica del Portogallo, dal quartiere Rossio salendo verso quello
del Barrio “Alto”, ci fermiamo nel cuore del Baixa-Chiado. Del
1836 e situato nel refettorio di un antico monastero, l’edificio è stato
dichiarato patrimonio culturale della città, e capisci perché quando ammiri le
sale decorate con antichi azulejos.
Ciò
che colpisce, appunto, è questo contrasto tra l’antichità dell’edificio e la
dinamicità tutta moderna che vi respiri all’interno: grandi sale e tanti
camerieri per smaltire velocemente le comande che quella capienza di gente può
generare.
A
tratti sembra una mensa, puoi per un attimo pensare che il posto faccia il
verso ad un vecchio monastero, ed invece “vecchio” e “monastero” lo era
davvero. Ed è bello immaginare che ieri, al posto di questi operosi e dinamici
camerieri, vi erano dei monaci, misurati e miti, che camminavano
silenziosamente per quelle stesse stanze.Rumore sottofondo, infatti, e forse troppo; tavoli ben distanziati e arredamento prevalentemente in legno: il cui marrone, crea un altro contrasto, mixandosi con l’azzurro predominante delle pareti.
Anche a tavola portiamo il contrasto, scegliendo l’uno carne “Bife picado a Trindade”, l’altra pesce “Polvo com micas a frade feijao”, entrambi accompagnati da una loirinha fresquinha (espressione locale per chiamare la birra alla spina).
Meritevole di nota è il secondo di pesce, per consistenza, taglio, abbinamento. Il polpo è adagiato su di un letto di fagiolini all’aglio, che danno un sapore deciso e da noi molto apprezzato.
La generale presentazione dei piatti non ha nulla di che invidiare alla cena presso Cantinho do Avillez. E, in aggiunta, porta con sé la sorpresa di non aspettarselo, in un locale che sembra non avere alcuna pretesa.
Il polpo a Lisbona, ed in Portogallo in genere, va provato, alla Cervejaria da Trindade, mais.
Spendiamo poco più di €30 in due, per un pranzo che sicuramente ricorderemo.
Ce ne andiamo sognanti, ancora trattenuti, col pensiero, nei tentacoli del polpo, come simbolo, tra gli altri, di una Lisbona senza pretese ma che, forse proprio per questo, avvolge e stupisce.
Cervejaria da Trindade
Rua Nova da Trindade, 20.Lisbona (www.cervejariatrindade.pt)
LA
COLAZIONE
Quando,
nel nostro tour, decidiamo di fare tappa al quartiere di Belem, ci accorgiamo,
che dal punto di vista culinario, questo vuol dire prevalentemente una cosa: i
pasteis di Belem, appunto; un dolce autoctono e da assaggiare rigorosamente presso
l’Antigua Confeiteria. Sarà turistico l’affare che ci prestiamo a concludere, ma come non essere attratti da una storia che racconta che “il vero impasto non lo conoscono neppure le donnine che mettono la crema negli stampini”.
E, di fatti, non siamo i soli ad essere attratti. In fila vedi oriente e occidente per mano in un rituale pagano - da giapponesi ad americani. Tutti per i pasteis, il cui odore inebriante giunge all’esterno.
Sono, tra l’altro, a buon mercato (poco più di €1 ognuno) e potete gustarli ancora caldi, prêt a mangè o seduti nei tavolini delle ampie sale i cui azulejos, qui, sono tuttavia ricreati. Vale la pena entrare però solo per ammirare il laboratorio aperto, in cui le “sfogline”, con fare meccanico, dispongono centinaia di stampini, prima; poi, li tolgono dal forno e dalle rispettive formine, come se da anni non facessero che questo.
Noi scegliamo di mangiarli nel parco antistante, tanto frequentato e che vede il Monastero Dos Jeronimos, maestoso, là in fondo.
Di fronte, invece, la vista e l’aria del fiume Tago (Tejo in portoghese), dalle cui sponte un tempo le caravelle iniziavano i viaggi per le Indie e per le Americhe, proprio mentre anche noi ci accingiamo a fare il nostro personale viaggio, di gusto, almeno stavolta.
Eccoli: li estraiamo dall’elegante tubo di carta, blu notte, sono capovolti, ne memorizziamo quattro, ma chissà il buon ricordo che ci hanno lasciato non ce li abbia fatti raddoppiare.
Sono belli da vedere, ancora più belli capovolti, perché ammiri le righe della sfoglia, tutte perfette, circolari e concentriche, come disegnate con il goniometro.
La pasta friabile, il cuore caldo, l’accento di cannella, magari arrivata in Portogallo dal viaggio di ritorno di una delle caravelle di cui sopra. La ricetta più tradizionale e misteriosa del Portogallo, che stiamo gustando, decide di mettere questa spezia, pensate che in alcune varianti del pastei non è contemplata, e questo secondo noi sarebbe un vero sacrilegio per il palato.
Capiamo il successo del pastei, certamente meritato, a tal punto da farti reggere l’alone turistico che devi sopportare prima di gustarne uno.
Ci allontaniamo inebriati, perdiamo due o tre volte l’autobus che ci riaccompagna verso Rossio, chissà forse è colpa dei pasticcini alla crema più buoni del Portogallo e aggiungeremmo, non solo del Portogallo.
Antigua Confeiteria de
Belem
Rua
de Belem, 84-92.Lisbona (www.pasteisdebelem.pt)
IL DIGESTIVO
Scopriamo,
ancora prima di assaggiarla, che fu creata da un monaco: non è la prima volta
che troviamo un servitore di Dio immischiato in faccende eno-gastronomiche di
indiscusso successo (ma di questo, semmai, disquisiremo altrove).Di cosa stiamo parlando? Si tratta della famosa Ginginha, specialità liquorosa originaria del paesino di Obido, sito nei dintorni di Lisbona.
E’ una bevanda a base di ciliegie, zucchero, cannella ed acquavite che viene venduta in piccoli chioschi.
La potete trovare facilmente nei vostri “su e giù” per Lisbona; nel quartiere Rossio ce ne sono varie: Ginginha Popular", "Ginginha Sem Rival", e "Ginginha-Rubi, solo per citarne alcune.
Stanchi dall’Italia di sentir parlare di Rubi decidiamo di visitare e rimanere fedeli alla Ginginha Sem Rival.
Un uomo maturo, robusto e silenzioso, dai lineamenti vagamente orientali, è il padrone di questi pochi metri quadrati, dove le azioni, e le reazioni, si susseguono meccanicamente.
Si entra, si ordina, si beve, si esce e si sputa il seme.
Si entra, si ordina, si beve, si esce e si sputa il seme.
Si entra, si ordina, si beve, si esce e si sputa il seme.
Dopo la terza Ginginha vedrete sicuramente Lisbona da un'altra prospettiva e decisamente sem Rival.
Per dovere di cronaca segnaliamo che la bevanda viene servita al prezzo irrisorio di poco più di un euro, in bicchieri di carta.
Rientrando in hotel dribbliamo, alla maniera di Luis Figo, alcuni venditori un po’ troppo insistenti; certi che il viaggio più bello…ve lo abbiamo appena raccontato.
Ginjinha Sem Rival
Rua das Portas de Santo Antao, 7
Lisbona
CONCLUSIONI
Le nostre 24
ore di sole e cibo a Lisbona si concludono qui, mentre un autista, alle prime
luci dell’alba, ci carica sulle ali del suo taxi per accompagnarci in
aeroporto.Ci auguriamo che, tra un bicchier di Ginginha ed un caffè, abbiate risolto il nostro Cubo di Rubik in salsa portoghese, mentre, a noi, non resta altro da fare che saldare l’ultimo conto rimasto in sospeso a Lisbona: un pensiero che dedichiamo a tutti i miti lisboeti, ai quali non è stato possibile dar voce, perché, come si dice “questa è un'altra storia”.
AelleU
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